domenica 4 dicembre 2011

Marco Mengoni "Solo 2.0"

Marco Mengoni "Solo 2.0"


Marco Mengoni già trionfante al forum d’Assago? Non ce lo vedevamo, fino a ieri sera. Perché il suo ultimo album “Solo 2.0” ha tracciato una linea molto precisa, per alcuni discutibile, per altri interessante ma in definitiva rischiosa. Il cantante nato a Ronciglione ha fatto quello che molti artisti della sua età non avrebbero mai potuto fare: iniziare a ragionare di testa propria, senza argini.Se per molti questo vuol dire nascondersi nella nicchia e riempire locali di media grandezza, Mengoni ha raggiunto un risultato che vale doppio. Pensare di toccare il tetto di 8 mila fan al Forum D’Assago nella data di esordio del 26 novembre del “Solo Tour 2.0” senza beat modaioli, scrivendo in modo indipendente, non assecondando duetti promozionali, è come buttarsi da un precipizio sperando che qualcuno ti prenda al volo.

E la forza dei fan lo ha innalzato senza incertezze.

Con una scenografia imponente e irregolare come la follia del suo protagonista, il vincitore di X Factor 3 regala più di due ore di live che non hanno niente a che vedere con il classico concerto per under 20 di un talento nato in tv. Si racconta con una scaletta adulta, matura, importante. Forse è davvero troppo presto per coprire uno spazio così alto e così grande senza hit e due album alle spalle? Per arrivare in alto bisogna scommettere e rischiare. Vedere qualcuno che lo fa nel 2011 ci rende fiduciosi.

Basta pensare alla presenza di un corpo di ballo di dieci elementi, proiezioni artistiche ispirate al mondo dei fumetti, sonorità e arrangiamenti che partono jazz, diventano rock, toccano il pop per poi offrire sfumature freestyle e di elettronica anche progressive. È uno spettacolo pieno di colori nel quale Mengoni si muove energico, maestoso, sfrenato.

Gli si rompono persino i pantaloni che lui ripara senza imbarazzo con del nastro adesivo. La sua verve ci ha lasciati senza fiato.

Un concerto professionale che rispetto al “Re Matto Tour” si rivela forse meno intimo, a volte troppo importante nel suo contorno. Marco Mengoni, a differenza di altri cantanti, ha molto da raccontare con il corpo e con la voce, e tanto basterebbe. Per questo nessun prodigio tecnologico può arrivare al livello del suo talento e della sua personalità.

In alcuni frangenti, soprattutto nella parte acustica, il palco è (virtualmente) sparito per abbracciare gli spettatori, ai quali va dato il merito di avere orecchie da intenditori: sono stati , capaci di guardare al loro artista preferito sapendo che sarebbe cambiato ancora una volta, senza riproporre mai nulla come era già stato. Un giovane che cambia le parole di un testo improvvisandole, stravolge l’acuto di una hit per farlo diventare qualcosa di più personale. Imprevedibile.

Dopo più di 20 brani (moltissimi inediti più il suo cavallo di battaglia “Psycho Killer“) e i ringraziamenti a chiusura dello show, ha regalato bis e altre cover. Ed è lì che è venuto fuori l’artista più autentico, quello senza fronzoli e accessori che, a luci accese, ritorna dal suo pubblico quando nessuno se lo aspetta.

Mengoni non riusciamo mai a inquadrarlo in un’istantanea precisa e questo fa di lui un artista da cui continueremo ad aspettarci sempre qualcosa di più, di evoluto, di nuovo finalmente. Provoca e genera curiosità in un mondo musicale fin troppo scontato. La sensazione di bilico lo stimola. In realtà da quel precipizio in fondo non si è ancora gettato. Cammina sul bordo, mentre l’Italia sta a guardare.


















Nessun commento:

Posta un commento